Proposta di legge con multe da 300 a 1500 euro.
Alcuni parlamentari M5S, fra cui l’ex ministro all’Istruzione Fioramonti, vogliono che gli studenti delle scuole elementari e medie “non accompagnati dai genitori o educatori“, non possano utilizzare dispositivi che permettano la navigazione online.
Come si legge nella premessa alla proposta di legge, la misura coercitiva dovrebbe servire a impedire:
“Difficoltà di apprendimento, ritardi nello sviluppo del linguaggio, perdita della concentrazione, aggressività ingiustificata, alterazioni dell’umore, disturbi del sonno, dipendenza: sono solo alcuni degli effetti che eminenti studiosi hanno riscontrato dopo aver verificato le conseguenze che l’uso continuato di telefoni cellulari e di altri apparecchi radiomobili provocherebbe nei bambini e negli adolescenti.“
A supporto della proposta si citano studi dell’Istituto Superiore di Sanità nonché analoghe campagne contro gli smartphone in altri paesi europei e negli Stati Uniti e la legge francese che vieta qualsiasi uso di questi dispositivi durante l’orario scolastico.
“L’utilizzo dei dispositivi digitali funzionanti tramite onde a radiofrequenza da parte dei minori degli anni dodici è consentito con le seguenti modalità: a) divieto di utilizzo nei primi tre anni di vita; b) utilizzo graduale per non più di un’ora al giorno nella fascia di età da quattro a sei anni; c) utilizzo non superiore a tre ore giornaliere nella fascia di età da sei a otto anni; d) utilizzo non superiore a quattro ore giornaliere nella fascia di età da nove a dodici anni”.
L’utilizzo degli smarthphone è “consentito esclusivamente sotto la supervisione di un genitore o di chi ne fa le veci” che se tollerano un utilizzo non previsto dalle modalità della proposta, sono passibili di ammenda dai 300 ai 1.500 euro.
Ma riuscirà l’ennesima misura a impedire un fenomeno ormai culturale?
I fatti dicono che il 71% dei bambini dai 12 ai 15 anni e il 40% dei bambini dagli 8 ai 12 anni può portare a letto il proprio smartphone, e che passano molto tempo sui loro smartphone rubando tempo al sonno ed altre attività più salutari, per cui un minore uso sarebbe auspicabile, ma più con campagne di dissuasione rivolte che con leggi che restano, come tante, al livello di buone intenzioni.
Anche perché gli studi hanno dimostrato che i genitori dei ragazzi della iGeneration sono consapevoli dei danni che possono provocare gli smartphone ai loro figli, ma, come i parlamentari che hanno presentato la proposta, si preoccupano della cosa sbagliata.
Perché il vero problema è che lo smartphone, come la TV, mostra una realtà filtrata, quindi non completa, e molto spesso artefatta dagli interessi commerciali che ci sono nel presentare anche cose che sembrano innocenti come un gioco o un’app.
Ma anche la politica utilizza gli strumenti di comunicazione digitali per mostrare la “sua” realtà, per cui ci si dovrebbe interrogare se sia possibile “bonificare” il sistema delle comunicazioni da fake news e artefatti.
Perché il giovane che fino a 13 anni non avesse uno smartphone, o lo potesse avere solo sotto controllo, poi, a 13 anni è ancora malleabile, come cera, in mano ai persuasori occulti della pubblicità e della politica.