Due studi indipendenti confermano che l’umidità non favorisce i contagi
L’aria secca non solo ostacola la capacità dei polmoni di eliminare virus respiratori, ma rende più difficile al sistema immunitario combatterli dopo l’infezione.
Invece, un’umidità relativa tra il 40 e il 60 percento sembra rendere molto difficile al virus attecchire, un indizio che potremmo usare come ulteriore arma contro l’epidemia.
“Passiamo il 90% della nostra vita al chiuso, dove l’aria è molto secca in inverno”, ha detto a Newsweek l’immunobiologa di Yale Akiko Iwasaki, che ha condotto uno degli studi. “Ed è questo il momento in cui il virus sopravvive e si trasmette meglio”.
Iwasaki ha collaborato con il medico svizzero Walter Hugentobler, che aveva già notato che piloti e assistenti di volo avevano prendevano l’influenza a tassi insolitamente alti, collegando il fenomeno all’aria in cabina estremamente secca. Più recentemente, l’ingegnere del MIT Hazhir Rahmandad ha scoperto che il COVID-19 si è diffuso più rapidamente nelle regioni secche dell’Iran rispetto a quelle con maggiore umidità.
Per queste evidenze, la Iwasaki sta facendo pressione sull’Organizzazione Mondiale della Sanità per chiedere una maggiore umidificazione interna come misura protettiva, specialmente in luoghi come le case di cura.