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Futures sul minerale di ferro +10%

Schizzano i future sul minerale di ferro (+10%) e continua la salita del rame, sia per obiettive necessità, dovute alla scarsità delle forniture, ma anche per la sostenuta speculazione su tutte le commodities, uno scenario che alimenta l’inflazione e fa crescere le preoccupazioni per la tenuta delle economie, ancora convalescenti dalla batosta della pandemia di Covid-19.

Come avevamo scritto in precedenza, oltre alla speculazione, ci sono aspettative sul maggior consumatore di rame, la Cina, che sta portando avanti una politica ambientale severa, che implica un passaggio all’economia verde, quella che vede il rame come elemento vitale dato che è alla base della fornitura di elettricità e nella produzione di apparati elettrici ed elettromeccanici, che servono all’industria ferroviaria e sopratutto in quella automobilistica dove la Cina sta dando un grosso impulso, vedi la costruzione di una rete di stazioni che raggiungerà gli 800.000 punti di ricarica per veicoli elettrici.

I future ed il prezzo del ferro sono in crescita perché c’è una scarsità di rifornimenti da parte delle nazioni che lo estraggono, che sono anche tentate di non esportarlo per contenere i prezzi nel mercato interno.

Ma è la domanda della Cina, dove la produzione di acciaio grezzo è cresciuta del 30% negli ultimi cinque anni, che pilota i prezzi, perché l’offerta non è in grado di fronteggiare le richieste dell’industria cinese, dove una serie di misure, volte a ripulire la più grande industria siderurgica del mondo, ha spinto la redditività delle acciaierie al massimo in più di un decennio, e ha messo la Cina sulla strada di produrre 1 miliardo di tonnellate di acciaio per il secondo anno consecutivo

Secondo Morgan Stanley, il nuovo scenario cinese è un possibile “game changer” per la domanda di minerale premium, con differenziali di grado che difficilmente si normalizzeranno presto.

Citigroup si aspetta che i prezzi di riferimento raggiungano i 200 dollari entro poche settimane. Ci sarà un deficit di 18 milioni di tonnellate durante i primi tre trimestri del 2021, grazie al miglioramento della domanda globale di acciaio e a un leggero calo delle spedizioni dei principali esportatori.

È improbabile che le recenti modifiche del governo cinese sulle tasse di esportazione siano sufficienti a scoraggiare la produzione, perché se la Cina vuole rallentare la produzione di acciaio, deve moderare la domanda interna. E quindi ci si aspettano ulteriori misure governative volte a raffreddare la domanda di acciaio, soprattutto nel settore immobiliare, e questo potrà raffreddare il prezzo del minerale di ferro.

L’Associazione cinese del ferro e dell’acciaio ha detto la settimana scorsa che i prezzi in rapida ascesa del minerale di ferro sono “irragionevoli”, che l’industria dovrebbe migliorare lo sfruttamento delle risorse sia in patria che all’estero, e anche migliorare le regole per il mercato dei futures.

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