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Goldman Sachs riflette sulle crypto

Poco più di un anno fa, la banca d’investimento diceva che le cripto non erano una asset class! Adesso pare che ci stia riflettendo meglio, secondo pezzi di un report finiti su Twitter.

Alcune pagine di un prossimo report di Goldman Sachs sulle cripto, condivise su Twitter, mostrano una inversione di tendenza della banca rispetto alla posizione di un anno fa, perché sembra che il gigante dell’investment banking si sia documentata sulle cripto.

Gli screenshot del rapporto sono stati condivisi da Alex Krüger, economista, trader di cripto e fondatore della società di gestione patrimoniale Aike Capital. Ha twittato diversi screenshot del rapporto Goldman Sachs, intitolato: Crypto: una nuova asset class?

Secondo Krüger, il report sarà disponibile nella sua interezza sul sito di Goldman Sachs “entro pochi giorni”.

Il rapporto include le prospettive di Michael Novogratz, fondatore e CEO della società di investimenti cripto Galaxy Digital Holdings, e Michael Sonnenshein, CEO di Grayscale, una società di gestione di asset cripto che gestisce il più grande trust Bitcoin nel mondo, insieme a considerazioni di dirigenti finanziari ed economisti accademici.

Non sorprende che Novogratz risponda affermativamente alla domanda sulle criptovalute come asset class. Goldman ha detto nel report “che il semplice fatto che una massa critica di investitori e istituzioni credibili è ora impegnata con le attività cripto ha cementato la loro posizione come una classe di attività ufficiale“.

Sonnenshein si unisce a lui nel report: “Gli investitori istituzionali ora apprezzano generalmente che le attività digitali sono qui per rimanere, con gli investitori sempre più attratti dalla qualità finita di attività come il bitcoin – che è chiaramente scarso – come un modo per coprirsi contro l’inflazione e la svalutazione della valuta, nonché per diversificare i portafogli nel perseguimento di più alti rendimenti corretti per il rischio“.

Nel report si cita anche Nouriel Roubini, professore di economia alla NYU, che “non è d’accordo con l’idea che qualcosa senza reddito, utilità o relazione con i fondamentali economici possa essere considerato una riserva di valore, o un bene in assoluto”. Nouriel “dubita della volontà della maggior parte delle istituzioni di esporsi alla volatilità e ai rischi delle crypto”.

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