Indiani o cinesi, nessuno vuole perdere la faccia

Dopo gli scontri di confine, volano parole di pacificazione, ma la crisi è pienamente in corso

Dopo la morte di 20 soldati indiani, periti i scontri selvaggi con le truppe cinesi sul confine himalayano, il primo ministro Narendra Modi lancia un avvertimento alla Cina:

“L’India vuole la pace, ma se provocata, è in grado di dare una risposta adeguata“.

Anche Pechino s’impegna, a chiacchiere, ad evitare un conflitto più ampio, ma il ministro degli Esteri cinese ha detto chiaramente alla sua controparte indiana che:

“l’India non deve sottovalutare la ferma volontà della Cina di salvaguardare la sovranità territoriale”

Xi Jinping, e Modi forse non vogliono infiammare lo scontro di confine, lassù sull’Himalaya, in un territorio stategico per il controllo dell’acqua, ma si trovano impelagati in una crisi che può andare fuori controllo fra due potenze nucleari.

Due nazionalisti, che vogliono ampliare il ruolo dei loro paesi, sopratutto a valle della crisi economica provocata dalla pandemia, che può spostare anche miliardi di dollari di produzione da un paese all’altro.

Nessuno dei due vuole perdere la faccia, ma nessuno dei due può arretrare con miliardi di loro concittadini che dipendono dalle loro mosse.

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