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Liz Truss alla guida della Gran Bretagna

Una dura che vuole essere la nuova Thatcher

Ha sconfitto Rishi Sunak, ex cancelliere dello Scacchiere, per sostituire Boris Johnson come primo ministro della Gran Bretagna. Ha scalato il Partito Conservatore, è diplomatica di tendenza e campione del libero mercato, e dovrà guidare un Paese che sta affrontando la crisi economica più grave da una generazione a questa parte.

La sua vittoria era ampiamente prevista, ma il margine è stato meno clamoroso di quanto dicevano i sondaggi, il che potrebbe far scaturire problemi a mettere insieme un partito scosso dal turbolento mandato triennale di Johnson e un Paese nel marasma da una crisi energetica e dalle scosse di assestamento della Brexit.

Per sua stessa ammissione, Truss ha poco del carisma di Johnson. Ma ha comunque scalato i ranghi del partito grazie a ciò che i colleghi descrivono come coraggio, grinta e voglia di fare politica dirompente. Elevata a Segretario degli Esteri nel 2021, ha superato persino Johnson nella sua linea dura contro la Russia.

Sebbene Truss si sia ispirata a Margaret Thatcher, posando su un carro armato – come faceva la sua eroina in Germania Ovest ai tempi del Muro – e indossando camicette di seta col fiocco, la sua politica ricorda più da vicino quella di un altro eroe della destra, Ronald Reagan: meno tasse e meno burocrazia, oltre all’idea di un grande futuro per la Gran Bretagna post-Brexit.

Ma il suo modello resta la Lady Di Ferro, anche in campo militare, quando ha detto che è pronta ad utilizzare le 290 atomiche inglesi per difendere i principi di libertà e democrazia. Liz cerca di essere come la Thatcher, anche copiandone gli abiti, e perfino con il recente modo di parlare con un tono più basso di voce (la Thatcher aveva preso lezioni per abbassare e rallentare la pronuncia), il che fa pensare ad una persona non del tutto in pace con se stessa, e ad una personalità non risolta, come tutti gli imitatori.

La Gran Bretagna non è un Paese in cerca di problemi. Anche prima della crisi del costo della vita, della pandemia e della guerra in Ucraina, c’era la dura realtà della Brexit, una decisione del tutto ideologica non supportata da alcun tipo di piano. Un’economia con problemi come crescita, produttività, investimenti delle imprese. La disuguaglianza sta lacerando il tessuto sociale, e la Scozia e l’Irlanda del Nord cercano una via d’uscita da un’unione che pesa, ormai, anche economicamente. Problemi irrisolti da primi ministri che vanno e vengono senza trovare soluzioni, se ce se sono, of course.

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