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Pictured here is part of the captivating galaxy NGC 2525. Located nearly 70 million light-years from Earth, this galaxy is part of the constellation of Puppis in the southern hemisphere. Together with the Carina and the Vela constellations, it makes up an image of the Argo from ancient greek mythology.  On the left, a brilliant supernova is clearly visible in the image. The supernova is formally known as SN2018gv and was first spotted in mid-January 2018. The NASA/ESA Hubble Space Telescope captured the supernova in NGC 2525 as part of one of its major investigations; measuring the expansion rate of the Universe, which can help answer fundamental questions about our Universe’s very nature. Supernovae like this one can be used as cosmic tape measures, allowing astronomers to calculate the distance to their galaxies.  ESA/Hubble has now published a unique time-lapse of this galaxy and it’s fading supernova.

Plutonio fresco negli oceani dallo spazio

Tracce di rare forme di ferro e plutonio sono state trovate sul fondo dell’Oceano Pacifico, dopo che un cataclisma nello spazio esterno ha creato questo materiale radioattivo e l’ha fatta cadere sul nostro pianeta.

I detriti extraterrestri sono arrivati sulla Terra negli ultimi 10 milioni di anni, secondo un rapporto della rivista Science. Dopo aver colpito l’Oceano Pacifico, si è depositato sul fondo, ed è stato incorporato in strati di roccia, portati a galla da una società giapponese di esplorazione petrolifera e donata ai ricercatori.

Esemplari appena prodotti come questi potrebbero aiutare gli scienziati a capire come l’universo ha forgiato elementi più pesanti del ferro, come oro, platino, uranio e plutonio.

“Questi elementi sono ancora un mistero”, dice Anton Wallner, fisico della Australian National University di Canberra che ha guidato il team internazionale che ha studiato i campioni di roccia. “Non sappiamo esattamente dove sono prodotti e quanto ne viene prodotto”.

Scoprire l’origine di questi elementi è una sfida per gli astronomi, che sanno già, più o meno, da dove vengono gli altri elementi della tavola periodica. Ad esempio, idrogeno ed elio sono nati dal Big Bang, mentre carbonio e ossigeno si formano nel nucleo delle stelle.

Gli astronomi ritengono che gli elementi più pesanti debbano provenire da un ambiente più intenso di una stella comune. Una possibilità è quando una stella massiccia muore ed esplode come supernova.

L’esplosione avrebbe inviato elementi in tutte le direzioni, e se vicina, sono caduti anche sulla Terra.

Un modo per trovare alcuni di questi detriti è cercare forme instabili e radioattive di elementi che durano solo milioni di anni prima di decadere. Questi particolari atomi vivono abbastanza per arrivare sulla Terra da una stella che esplode, e quindi non possono essere confusi con elementi stabili formati insieme alla Terra.

Una forma rivelatrice è il Ferro-60, che si trova nelle rocce delle profondità marine, nel ghiaccio antartico e nei campioni lunari, da qui l’ipotesi di una supernova esplosa nei pressi della Terra, circa 3 milioni di anni fa, disseminando ferro radioattivo.

Quest’ultimo studio sul Ferro-60, incorporato negli strati in lenta crescita di una roccia nelle profondità marine, conferma questa ipotesi, ma suggerisce anche che altro ferro interstellare deve essere arrivato, circa 6 milioni di anni fa, quindi da un’altra stella esplosa.

Inoltre, sono stati rilevati atomi di plutonio-244, che non esiste in natura sulla Terra. Osservando le quantità di plutonio e ferro negli strati di roccia, si è avuta conferma dei modelli che prevedono la produzione di questi elementi da eventi cosmici come le supernove, e non solo.

Dalle analisi si rileva, infatti, che qualcos’altro deve aver contribuito alla produzione di questi elementi caduti sulla Terra, come potrebbe essere lo scontro fra due stelle di neutroni ma anche tutti questi eventi: cioè esplosione di supernova e scontro di stelle di neutroni, che sono un’altra fonte potenziale di elementi pesanti.

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