La massa fusa di combustibile nucleare ha cominciando ha reagire dopo 35 anni.
Il problema è l’acqua piovana, che ha rimesso in attività materiali sepolti in profondità all’interno dell’impianto.
La reazione potrebbe esaurirsi naturalmente, ma potrebbe anche richiedere un intervento umano.
Il 26 aprile 1986, il reattore n. 4 esplose nella centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina, causando il peggior incidente nucleare della storia. Ora, trentacinque anni dopo, i residui nucleari, sepolti all’interno del sito, lanciano segnali di attività.
Il combustibile residuo ha ricominciato a reagire in una “zona inaccessibile” dentro un’area danneggiata della centrale. Il segno è un aumento dell’attività dei neutroni, un prodotto della fissione nucleare.
La centrale è sigillata in una megastruttura chiamata Chernobyl New Safe Confinement (NSC), e suoi sensori hanno rilevato una maggiore attività dei neutroni vicino alla sala del reattore 4 dove si trova il resto del combustibile.
Alcune zone all’interno dell’NSC sono completamente sigillate, inclusa la sala del reattore dove gli scienziati hanno notato l’aumento dei neutroni, e questo comporta scelte difficili su quale sia la migliore linea d’azione.
Non si teme un’altra catastrofe, ma una piccola attività nucleare potrebbe far crollare il “sarcofago”, che ha problemi di struttura.
Il problema potrebbe essere stato causato dall’acqua piovana che provoca letture di neutroni più elevate in passato, e infatti erano stati installati speciali irrigatori chimici che possono bloccare i neutroni nella maggior parte degli interni della centrale,, ma ci solo locali, nel seminterrato, fuori portata anche per gli irrigatori.
Gli scienziati dicono che l”attività dei neutroni è abbastanza bassa e che c’è qualche anno prima di dover agire, e in quel lasso di tempo, la reazione potrebbe esaurirsi, soprattutto quando l’acqua si sarà completamente prosciugata.
Ma se la reazione non si esaurisce, occorre intervenire, ma l’area è troppo avvelenata dalle radiazioni perché qualsiasi essere umano possa avventurarsi, ma potrebbe intervenire un robot per spruzzare sostanze chimiche che neutralizzano i neutroni.
Insomma, Chernobyl resta un assillo per i tecnici che devono tenere sotto controllo uno dei più grandi errori fatti dall’umanità.