A livello globale, il 23% dei lavoratori è engaged
La ricerca annuale di Gallup sullo stato dell’engagement dei lavoratori, a livello mondiale, dice che solo il 23% dei dipendenti era impegnato sul lavoro nel 2022, il livello più alto da quando Gallup ha iniziato a misurare l’impegno globale nel 2009. Sebbene il coinvolgimento sia diminuito nel 2020, è tornato al suo trend storicamente positivo.
Gran parte di questo guadagno è dovuto a una ripresa dell’impegno di 7 punti percentuali nell’Asia meridionale, che comprende l’India, che secondo le stime quest’anno diventerà il Paese più grande del mondo per popolazione. L’Asia meridionale è ora in testa alla classifica mondiale dell’impegno dei dipendenti con il 33%.
Del restante 77% dei lavoratori, il 59% fa “quiet quitting”, cioè non ha nessun interesse per il proprio lavoro, ed il 18% è attivamente non impegnato.
Quindi, nonostante la crescita dei lavoratori impegnati, la parte più grande rema poco, o non rema affatto, o addirittura rema contro, o cerca di abbandonare la nave al più presto possibile.
Le persone legate al team e all’organizzazione, sono orgogliose del lavoro che svolgono e si assumono la responsabilità delle loro prestazioni, facendo il massimo per i compagni di squadra e per i clienti.
Quelli dell’abbandono silenzioso, si limitano ad occupare il posto, e guardano l’orologio. Si impegnano al minimo e sono psicologicamente distaccati dal loro datore di lavoro. Sebbene siano minimamente produttivi, è più probabile che siano stressati e esauriti rispetto ai lavoratori impegnati, perché si sentono persi e scollegati dal loro posto di lavoro.
Quelli che remano contro intraprendono azioni che danneggiano direttamente l’organizzazione, sminuendo i suoi obiettivi e opponendosi ai suoi leader. A un certo punto, la fiducia tra dipendente e datore di lavoro è stata gravemente infranta. Oppure il dipendente non è stato adeguatamente adattato a un ruolo, causando continue crisi.
In generale, il livello di stress dei lavoratori è in crescita, con punte del 44% che si sente stressato, ed il 51% appena può cambia lavoro, con problemi di continuo ricambio per le aziende e costi per sostituirli.
Questo scenario, fra chi s’impegna e chi vive il lavoro come sofferenza, fa da sfondo ad una vivace ripresa di offerte di lavoro, tanto che il 53% ritiene che oggi trovare un lavoro sia abbastanza facile, anche nella loro zona di residenza
Ovviamente, nelle organizzazioni meglio gestite, il livello di engagement raggiunge il 72%, il che dimostra che sono i cattivi capi a creare il clima tossico.
Ma se questo è il quadro a livello globale, in Europa, la situazione è parecchio meno rosea.
Infatti, solo il 13% è impegnato, il 72% fa quiet quitting, e il 15% rema contro attivamente.
Il 39% si sente stressato, il 14% è arrabbiato, ed il 34% sta cercando attivamente un altro lavoro.
Una cosa interessante è che questi numeri valgono per maschi e femmine indistintamente, così come per manager e lavoratori, e neppure il lavoro a distanza o in presenza è una discriminante. Una ulteriore prova che il clima tossico è frutto di cattiva organizzazione e assenza di politiche di riduzione dello stress in azienda e individuale.