Epidemie come COVID-19 e vaiolo sempre più comuni
I casi di vaiolo delle scimmie sono in aumento negli Stati Uniti, con circa 67.600 casi globali, di cui circa 25.500 negli Stati Uniti. Contemporaneamente, il mondo sta ancora affrontando una pandemia di COVID-19, nonostante il numero di casi si stia riducendo.
I ricercatori sostengono che queste malattie zoonotiche, o che si diffondono tra uomini e animali, diventeranno sempre più comuni con l’intensificarsi della distruzione degli habitat animali e l’espansione umana in aree precedentemente disabitate.
Secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, il vaiolo delle scimmie è stato trovato per la prima volta nelle scimmie nel 1958 e nell’uomo nel 1970.
Elementi come la deforestazione, la crescita demografica e l’allevamento di animali hanno eliminato i confini tra gli esseri umani e gli animali selvatici, portandoli a un contatto più ravvicinato.
Dal 1990 sono stati cancellati circa 400 milioni di ettari di foresta. I tassi di deforestazione hanno una media di 10 milioni di ettari disboscati ogni anno dal 2015 al 2020, rispetto ai circa 6 milioni all’anno degli anni ’90, secondo le Nazioni Unite.
Oltre all’impatto sul clima, la deforestazione comporta la perdita di habitat che finisce per avvicinare la fauna selvatica all’uomo.
Stiamo assistendo agli effetti del cambiamento dell’ambiente, del cambiamento del comportamento degli animali, del cambiamento del comportamento umano, che porta gli animali selvatici e gli esseri umani più a contatto, dove possono avere più contaminazioni.
La malattia fungina che devasta le popolazioni di pipistrelli si sposta in Occidente, un effetto del cambiamento dei modelli di migrazione e riproduzione degli animali che può influenzare il comportamento degli agenti patogeni nel loro ospite naturale, che potrebbe diventare più contagioso, perché, a seconda del germe in questione, quando ha l’opportunità di farlo più volte, il germe si adatta alla nuova specie. Uno studio delle Nazioni Unite ha rilevato che circa il 60% delle malattie infettive note riscontrate nell’uomo e il 75% di tutte le malattie infettive emergenti sono zoonotiche, ovvero trasmesse tra specie diverse, dagli animali all’uomo.
Alcune di queste includono Ebola, Zika e COVID-19, che gli scienziati ipotizzano abbia avuto inizio nei pipistrelli.
L’attuale epidemia di vaiolo delle scimmie poteva essere prevista? Il vaiolo delle scimmie è endemico, o si trova regolarmente, in alcuni Paesi africani. Ma poiché il vaiolo delle scimmie può essere “autolimitante” e non è trasmissibile come altri virus, quindi non era qualcosa che si sarebbe pensato potesse diventare un’epidemia così grande.
Il virus è stato quasi eradicato quando le persone in quelle regioni hanno ricevuto il vaccino per il vaiolo, un parente del vaiolo delle scimmie. Ma oggi i tassi di vaccinazione sono molto più bassi nelle persone di 40 anni e più giovani, persone che viaggiano più lontano e più frequentemente, per cui è facile diffondere le malattie a livello globale, e abbiamo visto che qualcosa che accade in quella che pensiamo sia una parte remota del mondo può diventare molto facilmente un problema dove viviamo.
I ricercatori sono stati in grado di prevedere dove è più probabile che si verifichino piccoli focolai di vaiolo delle scimmie – regioni più povere, aree con guerre o conflitti sociali o luoghi remoti – ma è proprio in questi luoghi che i dati sono meno accessibili.
Ma i dati potrebbero non essere sufficienti per anticipare un’epidemia globale di questa portata, per cui gli scienziati devono studiare le malattie zoonotiche in tutti gli angoli del mondo, perché non sappiamo quale regione scatenerà la prossima pandemia. La siccità, ad esempio, avvicina gli animali selvatici alle persone, e le conseguenze possono essere mortali: migliaia di germi presenti nell’ecosfera, è difficile sapere quali si diffonderanno a livello di pandemia.
Per guardare al futuro, i ricercatori hanno però trascurato i dati del passato nel loro lavoro per combattere la diffusione delle malattie. La ricerca deve poter anticipare il futuro, ma si deve cercare di ricostruire il passato. Stiamo analizzando i dati dell’ultimo secolo – in termini di malattie della fauna selvatica, clima, leggi forestali degli ultimi 100 anni – e con questi si cerca di capire cosa stia succedendo adesso. Perciò si utilizzano questi dati in simulazioni per prevedere i modelli dei prossimi 50-100 anni. Ma le malattie zoonotiche potrebbero non avere bisogno di così tanto tempo.
La ricerca suggerisce che nei prossimi 12-20 anni potrebbe verificarsi un aumento significativo delle malattie trasmesse all’uomo dai pipistrelli. Le malattie endemiche della popolazione di pipistrelli dell’America Latina potrebbero iniziare a diffondersi nel continente sud americano con il riscaldamento dell’America Latina, che influisce sulla distribuzione e sulla quantità di pipistrelli.
Inoltre, le malattie che sono esclusive degli animali potrebbero dirci molto su come potrebbe essere la società nel futuro. Ad esempio, con l’intensificarsi del riscaldamento globale, un virus comune tra i pesci potrebbe decimare l’acquacoltura, causando danni alla produzione alimentare e all’economia, ha detto Escobar.
Ma è necessario che le politiche pubbliche dovranno affrontare la diffusione delle malattie zoonotiche: in questo momento l’attenzione sul cambiamento climatico si sta concentrando su inondazioni e ondate di calore, come influisce sulla sopravvivenza economica. Ma non sempre si guarda alla salute e alle malattie umane, che sono anche molto costose da gestire.
Negli ultimi anni, alcuni ricercatori nel campo di studio delle zoonosi hanno spinto verso un approccio “one health”, la fusione di salute pubblica, salute veterinaria e salute ambientale.
È importante anche aiutare le persone ad avere un lavoro, un riparo sicuro e del cibo, poiché la scarsità di cibo può portare a cacciare animali selvatici o ad abbattere gli alberi per costruire le proprie case e, a sua volta, a diffondere le malattie zoonotiche.